Non tutti sanno che l’Unione Monetaria Europea non è stato il primo tentativo, in Europa, di dar vita ad un sistema che potesse “unire” le monete degli stati del vecchio continente in un grande “calderone” in cui esse potessero muoversi liberamente. Prima dell’euro e dell’Ue, infatti, è esistita l’Unione Monetaria Latina, che visse dal 1865, con fortune alterne, fino al 1927, anno in cui venne definitivamente sciolta.

Perché l’idea di creare una unione monetaria?

Il 23 dicembre 1865 l’Italia, insieme al Belgio, alla Francia e alla Svizzera, si accordarono per scambiare le rispettive monete nazionali tenendo presente uno standard di 4,5 grammi di argento o 0,290322 grammi di oro (in sostanza, il rapporto tra questi due preziosi era di 15,5 : 1)

L’accordo iniziò ad essere valido a partire dal 1° agosto 1866 ed ebbe inizialmente così successo che presto entrarono anche Spagna e Grecia (due anni dopo, nel 1868), seguiti dalla Bulgaria, dalla Serbia, Montenegro, San Marino, dall’Austria Ungheria, dalla Romania e addirittura dal Venezuela (tre anni dopo, nel 1869).

L’obiettivo di questa unione monetaria era quello di cercare un modo di facilitare gli scambi commerciali tra i vari paesi dell’Europa (e poi anche fino al Venezuela, come abbiamo visto).

L’esigenza di un sistema comune nacque dopo che la Francia adottò per le sue monete, nel 1795, il sistema franco germinale, secondo il quale:

  • 1 franco valeva 100 centesimi
  • si creava un sistema monetario bimetallico, in cui sia oro che argento avessero valore legale.

Questo creò le basi per una grande instabilità dato che si basava su un assunto (che poi si rivelerà falso) in base al quale questi due metalli avessero sempre mantenuto il loro rapporto di valore.

Quando nel 1848 si scoprì l’oro in California e nel 1851 in Australia, il prezzo del metallo giallo crollò, mentre salì quello dell’argento. Il periodo storico ci mise di fronte anche alla Guerra civile americana (nota anche come Guerra di Secessione) che obbligò l’Inghilterra ad importare più tessuti dall’India e pagarli in argento.

Ne conseguì che l’argento divenne particolarmente raro e il suo valore commerciale divenne maggiore di quello legale, inoltre ci fu un progressivo ritiro delle monete in argento che c’erano in circolazione.

Ecco che gli stati che usavano il sistema franco germinale decisero di porre fine al corso legale dell’oro: prima il Belgio, poi la Svizzera, infine Italia e Francia.

Si era di fronte ad un periodo di grande disordine monetario e l’Unione Monetaria Latina su un tentativo di porvi rimedio.

I princìpi dell’Unione Monetaria Latina

Questa unione monetaria si basava sulla divisione delle unità di conto come segue:

  • le monete da 100, 50, 20, 10 e 5 unità di conto erano fatte in oro;
  • le monete da 5, 2, 1, 0,5 e 0,2 unità di conto, in argento.

Venne anche stabilito il titolo in millesimi del metallo prezioso contenuto in ogni moneta e il suo peso in grammi.

Si stabilì, inoltre, che:

  • ogni paese avrebbe potuto continuare a tenere la sua vecchia moneta;
  • i cittadini potevano portare a coniare qualunque quantitativo di oro e argento che avessero, inoltre ogni cittadino era tenuto ad accettare le monete d’argento e d’oro nazionali;
  • le monete dei singoli stati avevano corso legale all’interno dell’Unione.

Come vediamo, si tratta di un modo per permettere la circolazione dei capitali all’interno dell’Unione, un po’ come fa l’UE oggi, con la differenza che ogni nazione manteneva la sua moneta originaria piuttosto che un’unica moneta.

La crisi dell’Unione Monetaria Latina

Benché di grande successo, questo sistema aveva due punti deboli sostanziali: la fluttuazione dei valori tra i due metalli, che invece si pensava fosse stabile, e la fluttuazione dei cambi.

Si arrivò ad un punto in cui ci fu differenza di valore tra la moneta fisica e quella legale e questo creò un “premio sul cambio”: se tale premio è positivo, ad esempio sul franco, tutte le monete che sono esportate verso il paese elvetico escono dalla circolazione nazionale.

Nel corso degli anni, altri problemi e decisioni dei singoli stati minarono la stabilità dell’Unione nel 1873: gli USA (che era fuori dall’Unione, ma aveva comunque rapporti commerciali) abbandonarono la libertà di coniazione dell’argento, la Germania adottò il monometallismo aureo, nel 1893 venne soppresso il principio di intercircolazione delle monete divisionali del nostro paese, mentre nel 1908 fu abolita l’intercircolazione delle monete della Grecia.

L’arrivo della Prima Guerra Mondiale provocò altri pericolosi sbalzi a questo sistema monetario, prima di tutto dovuti all’instabilità dei cambi e dei mercati dei singoli metalli, ma anche al fatto che i paesi iniziarono a comportarsi in maniera autonoma: la Francia smise di coniare monete d’oro, l’Italia creò delle monete (il marengo) del valore nominale di 20 lire che furono ad esclusivo appannaggio dei collezionisti e vennero vendute ad un prezzo 4 volte superiore (80 lire). Oggi queste monete solo da numismatica, molto ricercate dai collezionisti.

Nel 1921, il signoraggio divenne negativo per la coniazione di nuove monete in argento e i paesi iniziano a non coniare più monete.

Il primo a denunciare la convenzione fu il Belgio, nel 1925, e l’Unione Monetaria Latina si sciolse definitivamente nel 1927.