L’investimento azionario continua ad esercitare notevole fascino sui nostri connazionali.

In Italia ormai dagli anni ’80 la platea di piccoli risparmiatori che optano per la Borsa ha assunto proporzioni notevoli, nonostante gli evidenti rischi che un investimento di questo genere comporta. Trattandosi di una attività di carattere finanziario è infatti sottoposta a turbolenze le quali possono infine generare corpose perdite per chi non abbia stendere una vera e propria rete di salvataggio intorno ai propri soldi.

Il problema è che ancora in troppi non la pensano così e attuano alla lettera il vecchio detto “giocare in Borsa”. Il fatto è che in Borsa non si gioca, si investe e ogni mossa deve essere attentamente ponderata. Partendo magari proprio dalla scelta dell’intermediario con il quale attuare il proprio investimento.

Se un tempo occorreva rivolgersi alla propria banca, affidandogli il compito di acquistare le azioni, magari su consiglio di un consulente e pagando corpose commissioni per il servizio, oggi non è più così. Alla banca si è infatti aggiunta un’alternativa molto più conveniente, quella rappresentata dai broker online, ovvero dalle piattaforme che offrono servizi di intermediazione finanziaria sul web. In questo caso basta aprire un account e versare la cifra minima richiesta in cambio, spesso limitata a poche decine di euro. 

I costi sono molto minori, ma occorre poi aggiungere che la convenienza non è limitata alla questione puramente finanziaria, ma si allarga al discorso della necessaria operatività. Le piattaforme di questo genere, infatti, garantiscono operazioni praticamente in tempo reale, permettendo quindi di reagire con il massimo possibile di rapidità di fronte ad eventi imprevisti, limitando i danni nel caso in cui la direzione intrapresa dal mercato smentisca le proprie previsioni o prendendo posizione in modo tale da sfruttare la formazione di un trend.

Questo è il motivo di fondo che ha spinto milioni di italiani a optare per il trading online, una tendenza che dovrebbe continuare ancora a lungo.

FCA, un’azienda sugli scudi

Tra le aziende che stanno calamitando le attenzioni degli investitori, c’è anche FCA (Fiat Chrysler Automobiles), il marchio nato dalla fusione tra il gruppo automobilistico torinese e quello di Detroit. Ad attirarle è la ventilata fusione paritetica che il gruppo sta portando a termine con PSA, il gruppo francese guidato da Renault. Proprio nelle ultime ore è infatti arrivato il via libera del governo francese al progetto che ormai da settimane sta facendo discutere soprattutto nel nostro Paese.

Perché se ne discute così tanto? Il motivo è abbastanza semplice: Fiat rappresenta gran parte della storia automobilistica italiana, ovvero di un settore che è stato per lungo tempo indicato come uno di quelli strategici per un Paese dell’Occidente avanzato.

Se negli anni del boom economico e nei decenni successivi in Italia esistevano molti marchi di notevole livello, a partire da Alfa Romeo, la successiva politica di acquisizioni portata avanti dalla Fiat ha in pratica eliminato qualsiasi tipo di alternativa lungo la penisola.

Il problema è che ora l’Italia rischia di perdere anche l’ultimo attore rimasto, almeno stando ad una recente analisi di Riccardo Ruggeri, ex top manager della casa torinese.

Proprio lui, infatti, ha affermato come la fusione in atto sia in pratica guidata da PSA e che la mossa di FCA risponda ad una logica inattaccabile, esplicitata da Sergio Marchionne nel corso del periodo trascorso a capo del marchio: focalizzarsi esclusivamente sugli interessi degli azionisti. Una logica che era la presa d’atto di quanto affermato nel 2009 da Moody’s, la quale certificava che Fiat Auto era un’azienda “tecnicamente fallita”.

Da allora FCA ha prima scorporato CNH, poi Iveco, quindi Ferrari per poi incassare 6 miliardi dalla vendita di Magneti Marelli. Ora saremmo in pratica all’epilogo di questa strategia.

Un po’ di storia

FCA (Fiat Chrysler Automobiles) è un’azienda italo-statunitense di diritto olandese, nata a seguito della fusione tra i due marchi, avvenuta nel 2014.

Ne fanno parte i marchi Fiat, Alfa Romeo, Lancia, Maserati, Fiat Professional, Abarth, Jeep, Chrysler, Dodge, Ram Trucks, Mopar, SRT, i quali compongono l’ottavo gruppo automobilistico mondiale prendendo come riferimento il numero di veicoli prodotti.

La società è quotata sia al NYSE che nell’indice FTSE FIBi della Borsa di Milano.

Quando si parla di FCA, però, il pensiero corre veloce proprio alla Fiat, azienda che ha a lungo rappresentato la più grande realtà industriale italiana. 

Fondata nel 1899 è stata tra i precursori della produzione automobilistica in ambito europeo.

In particolare lo stabilimento di Torino è stato per decenni identificato come il vero e proprio fulcro della produzione italiana, fornendo lavoro a una miriade di persone nel corso della sua storia, spingendo un gran numero di loro a lasciare il Meridione per coronare una sorta di sogno italiano.

Proprio da Torino si sono nel corso del tempo dipartite ramificazioni produttive e industriali che hanno interessato quasi 200 Paesi disseminati in ogni parte del globo e ben 188 stabilimenti. Per capire le dimensioni assunte nel suo momento di maggiore fulgore, basterà ricordare che il suo esercito di dipendenti ha raggiunto addirittura le 200mila unità.

L’ultimo fatturato presentato, quello relativo al 2009, si attestava a quota 50 miliardi di euro, cui contribuivano oltre due milioni di automobili e veicoli commerciali prodotti.

Nel corso del 2011 la Fiat ha deciso di scorporare le sue attività, dando vita a due nuovi gruppi: Fiat SpA e Fiat Industrial: se il primo ha mantenuto il suo core business nella produzione automobilistica, il secondo gruppo ha a sua volta acquisito l’intero settore delle macchine agricole e industriali.

Quali sono i concorrenti di FCA?

Per capire se sia il caso di investire nelle azioni di FCA, occorre naturalmente ricordare come il settore dell’automotive sia in crisi ormai da molti anni.

Una crisi derivante dal fatto che proprio le politiche governative stanno cercando di limitare l’utilizzo di mezzi privati di trasporto a favore di quelli pubblici. Una tendenza la quale sembra peraltro destinata a rafforzarsi per effetto dell’impulso dato al movimento ecologista dallo sciopero ambientale promosso di recente a livello globale da Greta Thunberg e della formazione di un composito fronte il quale sembra orientato a dare vita ad un modello di sviluppo più rispettoso dell’ambiente.

Va poi sottolineato come il prezzo del petrolio rappresenti una incognita di non poco conto per l’intero settore, spingendo molti gruppi a provare la carta dei veicoli ibridi, la quale però non sembra in grado di compensare le perdite sul fronte di quelli tradizionali. Si va cioè prosciugando il mare in cui possono pescare i grandi gruppi automobilistici, la cui competizione è destinata ad assumere contorni sempre più convulsi.

Tra i concorrenti di FCA vanno ricordati in particolare Toyota, General Motors, Volkswagen, Renault e Nissan, Ford, Hyundai-Kia e Honda e ancora Tesla. Un quadro molto frastagliato, che vede attualmente FCA in ottava posizione, ma che potrebbe mutare sensibilmente nell’immediato futuro.

Fattori di forza di FCA

Se è importante conoscere la concorrenza e il quadro generale in cui deve muoversi FCA, non meno importante è cercare di capire quali siano i punti di forza che potrebbero avvantaggiare il gruppo nella guerra commerciale dei prossimi anni.

Tra di essi va sottolineata in particolare la decisione di investire molto in sviluppo e ricerca, orientando la spesa soprattutto verso il segmento dei veicoli ibridi e delle vetture a basso consumo di carburante. Una decisione che potrebbe dare i suoi frutti in un arco di tempo ragionevolmente breve.

Non meno di rilievo è stata poi quella di riservare notevole attenzione ai cosiddetti mercati emergenti, anch’essa foriera di notevoli sviluppi nel corso dei prossimi anni. Mercati in cui proprio i veicoli di fascia bassa potrebbero permettere una più agevole penetrazione, aggiungendosi alla previsione di una crescita di questo settore anche nei mercati maturi.

FCA: la fusione con PSA a chi conviene?

Naturalmente l’avvicinarsi della fusione tra FCA e PSA ha spinto gli analisti a chiedersi chi ne tragga il maggiore giovamento. La risposta che arriva deve essere necessariamente articolata, portando però ad un esito abbastanza univoco: il gruppo francese

L’azienda che deriverà dal processo sarà un marchio globale con un valore di capitalizzazione in Borsa di 45 miliardi di dollari (in pratica le stesse dimensioni di Honda) e una capacità produttiva di 9 milioni di auto l’anno.

Si tratta di numeri interessanti, soprattutto in Europa, dove le dimensioni del nuovo gruppo lo spingerebbero a posizionarsi al quarto posto tra i costruttori, subito dietro al gruppo Volkswagen, alla Toyota e a Renault-Nissan. Nel vecchio continente quindi il beneficio è esclusivamente per la FCA in quanto la Fiat attualmente si trova a scontare una gamma di prodotti che mostra la corda da un punto di vista tecnologico. Inoltre può contare solo su due modelli realmente competitivi, ovvero 500 e Panda. 

La gamma PSA, invece, può fare affidamento su una serie di Suv urbani che godono di un notevole appeal e le cui linee potrebbero essere usate dalla Fiat. Il problema è che proprio il mercato europeo è quello considerato più competitivo in assoluto, destinato quindi ad una serrata competizione tra un numero eccessivo di costruttori.

Mentre la PSA potrà giovarsi di un accesso diretto e di rilievo sul mercato statunitense dove la compagnia italo-americana riesce a mettere a segno i maggiori profitti, avvalendosi in particolare delle performance di Jeep e Ram, due modelli iconici che rappresentano un vero e proprio tesoro. Inoltre il gruppo transalpino potrà impadronirsi anche di due brand premium come Alfa Romeo e Maserati.

A conti fatti il vantaggio della FCA, mettere le mani sulle piattaforme elettrificate di PSA, non sembra in grado di compensare le concessioni fatte ai francesi. Inoltre la fusione porta come logica conseguenza il concentrarsi sui mercati europei e statunitensi, tralasciando in pratica la Cina, ove entrambi i contraenti sono molto deboli. Una scelta che potrebbe presto mostrare tutti i suoi limiti.

Previsioni Azioni FCA

Come potrebbe andare nell’immediato futuro il titolo FCA? Per cercare di capirlo occorre intanto dare uno sguardo a cosa sta accadendo nel settore dell’automotive e in particolare a quanto accade nel nostro Paese, ove Fiat continua ad avere una salda presa. Dopo un mese di agosto in cui il marchio ha segnato un calo, a settembre si è verificata una forte ripresa del mercato tricolore, il quale ha fatto segnare un +13,4%. FCA, a sua volta, ha confermato la sua leadership con una quota del 22,1%, quindi in lieve ribasso rispetto al 22,49% messo a segno nel settembre dello scorso anno.

La cosa che però andrebbe messa in rilievo è che le azioni di FCA sono notevolmente sottovalutate. Se si opera il confronto tra il fair value e la quotazione corrente, infatti, si può agevolmente notare come il titolo risulti essere sottovalutato di circa il 70%.
Sull’altro piatto della bilancia va invece messo il giudizio rilasciato dagli analisti. N

onostante il prezzo obiettivo medio risenta di una sottovalutazione del 20% circa, il consenso medio degli analisti su FCA è Hold. C’è, quindi, un certo timore di fondo sul titolo, soprattutto per il suo futuro. Ben sintetizzato dal fatto che Standard & Poor’s preveda una bassa crescita del fatturato nei prossimi esercizi. Infine va ricordato come nel corso dell’ultimo anno le stime di vendita siano sempre state riviste al ribasso.

Grafico della quotazione azioni FCA – Italia 40 FIBi

Tramite il grafico qui sotto si ha una prima visione dell’andamento della quotazione delle azioni Italiane, così da avere una sorta di previsione futura.

Trading azioni FCA: opinioni e recensioni. Conviene?

Un buon punto di partenza per capire se in questo momento possa convenire comprare azioni FCA è costituito dalle opinioni e recensioni che possono essere reperite sul web. Dalle quali esce un giudizio sostanzialmente positivo, a patto che si sappia scegliere il modo migliore per farlo. 

Il dato su cui occorre ragionare è quello relativo al calo del 28% fatto registrare nel corso degli ultimi sei mesi in Borsa. Paradossalmente, però, proprio quel dato può lasciare ampi margini per prendere posizione sul mercato e approfittare di quanto potrebbe accadere prossimamente.

La forte discesa dei mesi passati, infatti, potrebbe essere seguita nei prossimi da un notevole apprezzamento del titolo, nel caso in cui la fusione andasse a segno nella direzione di una sostanziale parità tra le due parti contraenti, senza pericolosi sbilanciamenti a favore di PSA.

Il problema vero sta proprio nel processo incardinato, nel quale a detta degli analisti gli unici a guadagnarci, in FCA, sarebbero gli azionisti, i quali intascherebbero ben 5,5 miliardi di dividendi. Un buon motivo per farne parte, almeno nel breve termine.

Trading azioni FCA: i vantaggi dei CFD

Per chi abbia deciso di comprare azioni FCA o, comunque di guadagnarci investendo, abbiamo già ricordato come sia abbastanza insensato rivolgersi alla propria banca, a causa dei costi che tale operazione comporterebbe sotto forma di commissioni. 

Molto meglio utilizzare un broker per il trading online, i cui costi sono sensibilmente inferiori e che può offrire un prodotto come i CFD, Contracts for Difference, il quale non implica il possesso diretto dell’asset, ovvero delle azioni di FCA.

Trattandosi di derivati, i CFD permettono di guadagnare anche nel caso in cui le azioni perdano valore nel periodo in cui vige il contratto, a patto naturalmente di capire l’effettiva direzione intrapresa. Proprio per questo molti investitori hanno nel corso degli ultimi anni iniziato ad utilizzare questo strumento per fare trading azionario.

Quali sono le migliori piattaforme per fare trading di azioni FCA?

Nel caso in cui si opti per il trading online, occorre però fare molta attenzione nella fase che conduce alla scelta della piattaforma con cui operare. A consigliare il massimo di prudenza è in particolare il fatto che nel corso degli ultimi anni un notevole numero di aspiranti trader è stato truffato da sedicenti broker i quali si sono appropriati dei fondi messi sul conto dai malcapitati.

Un comportamento che ha spinto le autorità nazionali di controllo dei mercati a fare un vero e proprio repulisti e a stringere le maglie del sistema, elaborando liste delle piattaforme autorizzate e vere e proprie blacklist in cui sono elencati gli operatori segnalati per comportamenti al minimo opachi.

Chi deve scegliere la piattaforma di trading online deve fare riferimento proprio alle prime, ovvero scegliere uno degli operatori che vantano regolari permessi per poter operare sui mercati finanziari. In Italia la lista di riferimento viene pubblicata da Consob e scegliere al di fuori di essa costituisce un rischio troppo forte e, di conseguenza, assolutamente da evitare.

Tra le piattaforme che possiedono le autorizzazioni per poter operare nel nostro Paese, le migliori possono essere considerate in particolare:

eToro

eToro (Qui il sito ufficiale), celebre piattaforma di trading online che è in grado di fornire servizi di alto livello e il quale propone un metodo di trading innovativo come il copy trading, ovvero la particolare modalità di investimento che permette ai trader alle prime armi di emulare le operazioni intraprese da quelli certificati, ovvero dagli investitori che si sono messi in evidenza per i risultati conseguiti nel loro passato.

In pratica grazie a eToro anche chi è agli inizi ha la possibilità di guadagnare immediatamente, senza mettere a repentaglio il proprio capitale, come purtroppo accade a molti debuttanti;

Leggi la nostra recensione di eToro

Il 62% degli investitori perde denaro con questo broker.

Plus500

Plus500 (Qui il sito ufficiale), altra piattaforma di trading online molto famosa e certificata.

Proprio questa caratteristica può rendere l’idea dell’affidabilità dell’operatore, il successo che ne ha salutato l’attività nel corso degli anni e l’obbligo di rispettare per filo e per segno gli standard necessari per poter continuare a godere dell’appoggio di azionisti e investitori.

Chi sceglie Plus500 sa in partenza che non avrà problemi dal punto di vista della necessaria sicurezza e in termini di operatività, potendo quindi concentrarsi sul proprio commercio.

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Il 80,5% degli investitori perde denaro con questo broker.

XTB

XTB (Qui il sito ufficiale), società polacca che ormai dal 2004 è in grado di offrire una serie di servizi di notevole livello, che gli hanno permesso di diventare uno dei punti di rifermento del settore.

Una proposta che ha allargato sempre di più la sua clientela e in cui fanno spicco gli oltre 1500 strumenti CFD tra cui forex, indici, azioni, ETF, materie prime e criptovalute, oltre ad azioni pure ed ETF reali.

Anche in questo caso i livelli di sicurezza vanno a mixarsi con servizi tesi a garantire il massimo di operatività, con risultati eccellenti.

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Il 79% degli investitori perde denaro con questo broker.

Informazioni tecniche sul titolo FCA – Fiat Chrysler Automobiles

  • Nome: FCA – Fiat Chrysler Automobiles
  • Codice: FCA
  • Codice ISIN: NL0010877643
  • Borsa dove è quotato: Borsa di Milano
  • Indice: FIBi
  • Categoria: motori