La Banca Centrale Europea e quella del Giappone, ormai da mesi propongono tassi di interesse negativi. Una notizia forse passata inosservata, ma che ha già scatenato la prima reazione in Germania, ove una banca bavarese, la Volksbank Raiffeisenbank Fürstenfeldbruck (VRF), ha deciso di introdurre un tasso d’interesse negativo dello 0,5% anche sui depositi più piccoli.

In Italia ancora non siamo su questi livelli, ma anche nel nostro Paese la stessa tendenza al ribasso si sta manifestando ormai da tempo, in maniera inesorabile. Tanto da spingere chi ha un conto corrente bancario o un conto deposito a guardarsi intorno, alla ricerca di alternative in grado di remunerare meglio i propri soldi.

Tra quelle più appetibili continua ad esserci il trading azionario, peraltro una vera e propria consuetudine per un gran numero di nostri connazionali, sin dagli anni ’80, quando in molti decisero di indirizzare il proprio risparmio verso Piazza Affari, dando vita ad un vero e proprio fenomeno di massa.

Come si può appurare dalle statistiche, però, si tratta di un tipo di investimento ad alto rischio. A renderlo tale sono le oscillazioni tipiche dei mercati finanziari, le quali trovano impreparato soprattutto chi prende la Borsa per una sorta di gioco, pensando che in fondo si tratti di semplice fortuna. Non è così, l’investimento azionario va attentamente pianificato.

Un titolo da prendere in considerazione: Uber

Il primo passo per un investimento azionario fruttuoso, non può che consistere nell’individuazione del titolo giusto. Tra quelli che sono in grado di attirare l’attenzione degli investitori c’è anche Uber, il servizio di trasporto automobilistico privato che mette in collegamento diretto passeggeri e autisti tramite un’app.

Il suo arrivo in Italia fa capire perché l’azienda va sicuramente presa in considerazione.

Salutata da tanti utenti come una sorta di liberazione, ha infatti suscitato una vasta opposizione da parte dei taxisti, che dalla sua concorrenza hanno visto frenare il proprio giro di affari. Perché in pratica proprio di questo si tratta, di un servizio di taxi in cui però i guidatori non sono provvisti di licenza.

Inoltre c’è una questione tariffaria che ha presto scavato il solco tra Uber e concorrenza.

Con Uber Pop una corsa costa in media circa 5 euro, mentre ricorrendo ad un taxista, può salire a qualche decina di euro. Una differenza resa ancora più evidente dalla semplicità con cui è possibile pagare una corsa su Uber, facile e veloce, a differenza di quanto può accadere con un taxi.

Proprio i secondi, quindi, accusano la compagnia di concorrenza sleale. Accusa non proprio infondata, se si pensa che per avere una licenza sono costretti a pagare sino a 150mila euro e superare un esame specifico. Condizioni completamente diverse da quelle che affrontano gli autisti Uber, cui basta avere 21 anni, possedere la semplice patente B e un veicolo di servizio in buone condizioni.

Inoltre i tassisti sono obbligati a versare tributi, a differenza dei loro concorrenti.

Storia di Uber

E’ l’inverno del 2008 quando due amici statunitensi in viaggio di lavoro, a Parigi, si ritrovano nella necessità di reperire un taxi, dopo aver partecipato ad una conferenza, senza riuscire a trovarne uno. Rendendosi conto che si tratta di un problema consueto anche in patria, Travis Cordell Kalanick (fondatore di Red Swoosh e Scour.com) e Garrett Camp (creatore di Stumble Upon) iniziano a pensare a come ovviarvi.

La risposta individuata è quella di un’app fatta apposta al fine di rispondere alle necessità di chi ha bisogno di un mezzo grazie al quale riuscire a spostarsi comodamente in città, non avendo a disposizione un’auto. Il progetto inizia così a muovere i suoi primi passi, trovando disponibilità in particolare presso le società di noleggio veicoli con conducente, che stanno vivendo un momento non facile.

Nasce così l’app, appunto “Uber”, la quale ben presto si rivela una intuizione clamorosa. In pochissimo tempo, infatti, la richiesta di codici personali per poterla utilizzare, in un primo momento circoscritta a parenti e amici, assume proporzioni inaspettate. Da lì alla decisione di impiantarvi sopra un vero e proprio business, il passo è molto breve.

Inizialmente ideato per San Francisco, Uber è oggi una realtà che unifica centinaia di città in ogni parte del globo. Il suo sbarco in borsa, a Wall Street, ha visto l’azienda mettere insieme una capitalizzazione iniziale di 75 miliardi di dollari, a testimonianza della notevole importanza conseguita. Tale da creare però grandi polemiche da parte dei settori che sono stati messi sotto pressione dal suo varo.

Trading azioni Uber: alcuni dati di bilancio

Per capire meglio la convenienza o meno di investire in azioni di Uber, conviene dare uno sguardo al suo bilancio, partendo dalla trimestrale relativa al secondo trimestre dell’anno in corso. Una relazione che ha sollevato non poche perplessità sul modello di business del gruppo, considerato come abbia fatto registrare una perdita per oltre 5 miliardi di dollari, oltre ad un notevole rallentamento della crescita.

Se gli esperti dell’azienda si attendevano una forte perdita, derivante dalla straordinaria remunerazione sotto forma di titoli concessi ai dipendenti in corrispondenza con lo sbarco a Wall Street avvenuto nel maggio scorso, le attese erano però meno nere. Anche senza considerare questo elemento, il gruppo ha perso 1,3 miliardi di dollari da aprile a giugno, a fronte di 1 che era stato invece lasciato sul terreno nel trimestre precedente. Anche il fatturato ha deluso le aspettative crescendo solo del 14%, a 3,17 miliardi di dollari, contro il 20% fatto registrare nel precedente trimestre.

Per quanto riguarda i clienti, sono saliti a 99 milioni in ogni parte del mondo, ma sono cresciute, e in maniera sin troppo significativa, anche le spese, che si sono attestate a quota 8,65 miliardi all’anno. Una crescita su cui hanno inciso molto le promozioni finalizzate ad attirare nuovi clienti o mantenere la propria quota di mercato.

Trading azioni Uber: conviene farlo oggi?

Conviene fare trading sulle azioni Uber, oggi? La domanda è del tutto comprensibile, alla luce del clamoroso smottamento che si è verificato negli ultimi mesi. Un calo dovuto non solo ai risultati finanziari che abbiamo già ricordato, ma anche all’arrivo di Didi Chuxing Technology sul mercato brasiliano, che ha eroso notevoli quote di mercato all’azienda californiana, aggiungendosi a Lyft, altra azienda che si muove nello stesso settore. Facendo inoltre capire come un aumento di concorrenza la renda estremamente vulnerabile.

Proprio questi due fatti sono quindi da valutare con molta attenzione se si vuole realmente trarre vantaggio dalle azioni di Uber. Se in questo momento il titolo non è molto forte, resta infatti da capire se sia destinato a crescere oppure a flettere ancora sotto l’azione di una concorrenza sempre più in grado di erodergli preziose quote di mercato.

Grafico della quotazione azioni Uber

Tramite il grafico della quotazione delle azioni Uber (UBER) è intuitivo vedere l’andamento e una sorta di previsione futura.

Azioni Uber: meglio investire sui CFD

Dopo aver snocciolato una serie di dati con l’intento di capire meglio se sia il caso di acquistare le azioni di Uber, non resta che cercare di individuare lo strumento migliore per poterne trarre lo sperato profitto. Da parte nostra consigliamo senz’altro di farlo tramite una piattaforma per il trading online, invece di passare per una banca.

Tra i motivi che ci spingono a farlo ricordiamo soprattutto il fatto che i costi richiesti dai broker online sono notevolmente più bassi rispetto alle commissioni richieste dagli istituti bancari per la loro intermediazione. Inoltre queste piattaforme mettono a disposizione degli investitori i CFD (Contracts for Difference), ovvero quegli strumenti derivati che assicurano maggiori margini di manovra non rendendo necessario il possesso diretto dell’asset sottostante.

Piattaforme di trading online sicure ed affidabili

Tra le piattaforme che si fanno notare nel nostro Paese, occorre certamente ricordare le più sicure e riconosciute:

eToro

eToro (Qui il sito ufficiale), famoso broker israeliano che da tempo riscuote grande favore presso addetti ai lavori e utenti.

Un feeling reso possibile in particolare dal copy trading, la modalità di investimento che consente ai trader alle prime armi di aumentare notevolmente la possibilità di guadagnare copiando le operazioni intraprese da quelli esperti.

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Il 62% degli investitori perde denaro con questo broker.

Plus500

Plus500 (Qui il sito ufficiale), altro trading broker CFD israeliano che deve la sua reputazione alla quotazione preso la Borsa di Londra.

Va ricordato che le aziende di questo genere sono vincolate al rispetto delle normative di settore e al massimo di trasparenza possibile.

Leggi la nostra recensione di Plus500

Il 80,5% degli investitori perde denaro con questo broker.

XTB

XTB (Qui il sito ufficiale), società polacca che presidia il mercato sin dal 2004 offrendo ai suoi utenti la possibilità di scegliere tra oltre 1500 asset.

La sua sempre più significativa affermazione è dovuta al mix tra i livelli di grande sicurezza, una piattaforma di trading innovativa e semplice da usare, e un servizio di assistenza clienti professionale.

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Il 79% degli investitori perde denaro con questo broker.

Informazioni tecniche sul titolo Uber