Abbiamo già visto nel nostro articolo sulla deflazione, che si tratta di un fenomeno economico per il quale i prezzi di un’economia scendono, in cui i beni e i servizi costano di meno. Potremmo paragonare gli effetti della deflazione a quelli di un terribile inverno: il danno può essere intenso e lo si può sentire sulla pelle per molte stagioni dopo. Purtroppo, alcune nazioni non recuperano mai completamente dai danni causati dalla deflazione: Hong Kong, per esempio, non si è mai ripreso dagli effetti deflazionistici che hanno colpito l’economia asiatica nel 2002.

Effetti della deflazione sull’economia

Elenchiamo di seguito tutta una serie di conseguenze che la deflazione può portare, sulle aziende e sui privati.

Ricavi commerciali ridotti

Le aziende devono ridurre in modo significativo i prezzi dei loro prodotti al fine di rimanere competitive. Ovviamente, in quanto riducono i prezzi, anche i redditi cominciano a scendere.

Le imprese dovranno ridurre sempre di più i prezzi mano a mano che il periodo di deflazione continua e, anche se esse operano con una maggiore efficienza produttiva, i margini di profitto alla fine scendono, con conseguenze che è facile immaginare a livello di produttività.

Tagli salariali e licenziamenti

Quando i ricavi iniziano a scendere, le aziende hanno bisogno di trovare modi per ridurre le spese al fine di rimanere in utile. Uno dei modi più semplici, veloci e “potenti” per tagliare i costi è quello di licenziare personale. Comprensibilmente però, questo aggrava il ciclo di deflazione dato che i consumatori hanno sempre meno denaro da spendere (basti pensare a chi è stato licenziato, che taglia le spese inutili).

Cambio del tipo di spesa da parte dei consumatori

Il rapporto tra la deflazione e la spesa dei consumatori è complesso e spesso difficile da prevedere. Quando l’economia subisce un periodo di deflazione, i consumatori spesso approfittano dei prezzi notevolmente inferiori rispetto al passato. Inizialmente, la spesa dei consumatori potrebbe aumentare notevolmente, tuttavia, una volta le aziende iniziano a cercare dei modi per sostenere la loro redditività e licenziano personale (il punto che abbiamo visto appena sopra), i dipendenti che hanno perso il posto di lavoro o che hanno subìto dei tagli salariali, devono iniziare a ridurre la loro spesa. Naturalmente, con la riduzione della spesa, il ciclo di deflazione peggiora.

Taglio degli investimenti

Quando l’economia si trova in una situazione di deflazione, le aziende e gli investitori tendono a considerare il metter da parte denaro come una forma di investimento poco rischiosa. Questo porta ad una diminuzione del denaro che si trova sul mercato.

Le banche centrali, in situazioni di difficoltà economica, spesso abbassano i tassi di interesse, cosa che a sua volta riduce l’interesse per gli investimenti e diminuisce la quantità di denaro che si mette a disposizione per investire.

Nel frattempo, molti altri investimenti producono un rendimento negativo o sono altamente volatili, come il mercato azionario o quello delle valute, ad esempio. Ne consegue che gli investitori “disinvestono”, cosa che porta a sua volta ad un calo del prezzo delle azioni su tutti i principali mercati mondiali.

Meno opportunità di ottenere un prestito

Quando la deflazione aumenta, gli istituti di credito iniziano rapidamente a tirare i remi in barca e concedono meno prestiti personali e meno mutui.

Per quanto riguarda i prestiti personali, la disoccupazione o i tagli salariali fanno diminuire il budget a disposizione per rimborsare le rate mensili, pertanto i privati tenderanno a chiedere di meno. Le banche centrali nel frattempo cercheranno di ridurre i tassi di interesse per incoraggiare i clienti a prendere denaro in prestito e spendere di più, ma nonostante questo molti di essi non potranno ancora beneficiare del credito perché le banche avranno “chiuso i rubinetti”, ovvero chiederanno maggiori garanzie per poter concedere prestiti personali.

Per quanto riguarda i mutui bisogna considerare che le case diminuiscono di valore, dunque i privati hanno delle garanzie reali che valgono di meno. Se un mutuatario non è in grado di pagare regolarmente le rate del finanziamento, i creditori potranno recuperare il pieno investimento solo attraverso i pignoramenti o i sequestri di proprietà, una situazione che tutte le banche provano ad evitare perché lunga e costosa. Ne consegue che tanti istituti di credito preferiscono non dare denaro in prestito piuttosto che correre tali rischi.