Gli agricoltori sanno purtroppo bene quanto la grande distribuzione abbia, negli ultimi decenni, schiacciato la loro forza commerciale; per questo anche la categoria degli addetti al settore, oltre naturalmente a quella degli aspiranti tali, è sempre più in cerca di colture redditizie.

Quando l’agricoltura diventa un investimento redditizio?

Dire “migliori colture a più alto reddito” è una frase piuttosto generica, dal momento che moltissime sono le variabili che concorrono alla redditività di una coltivazione. Ad esempio, gli stessi tartufi possono essere in potenza un affare d’oro se il tuo territorio è caratterizzato da rapporto domanda/offerta fortemente proteso verso la prima componente, viceversa il guadagno, come è ovvio, diminuisce.

Un altro parametro da tenere in considerazione è il metodo di produzione: la possibilità di automatizzare la lavorazione delle colture dimezza i tempi, la fatica e la necessità di assumere dipendenti, con ricadute positive sugli introiti. Il grano, che rappresenta queste caratteristiche, sembrerebbe il candidato ideale per mettere su un business profittevole, ma di contro è praticamente monopolizzato dalla grande distribuzione che non di rado propone prezzi al limite al decoroso.

Infine, la rarità della coltura può essere un’arma a doppio taglio. Si pensi allo zafferano, una sorta di oro giallo preziosissimo che però necessita di una lavorazione manuale data la delicatezza del fiore.

Insomma, come si intuisce parlare in termini assoluti di convenienza sarebbe sbagliato; un po’ come per gli investimenti alternativi, va sempre considerato caso per caso ponendo attenzione a fattori quali l’accessibilità del mercato, il capitale a disposizione, e ovviamente il tipo di terreno e il clima in cui la coltivazione prenderà l’avvio.

Elenco delle migliori colture a più alto reddito: Investimenti in agricoltura 2020

In tutti i casi possiamo individuare alcune colture che rappresentano un più che buono compromesso dei parametri prima menzionati e che offrono concrete possibilità di generare alti redditi.

Colture proteiche vegetali

La rapida crescita di aziende come Impossible Foods e Beyond Meat sta spingendo un numero significativo di agricoltori ad adattarsi alle colture che sostengono la produzione del loro core business.

Esistono delle interessanti opportunità per gli investitori che vogliono acquistare terreni agricoli adatti alla coltivazione di queste colture, o di intere aziende agricole con i relativi impianti di lavorazione.

Ad esempio, gli ingredienti proteici di Beyond Meat includono piselli, fagioli mung e fave, riso integrale e girasoli.

Sebbene i prezzi dei piselli siano ai minimi storici di 20 anni, la produzione è aumentata del 40% rispetto allo scorso anno.

Per non perdere questa tendenza, la multinazionale statunitense Cargill ha investito 100 milioni di dollari in Puris Foods, un produttore di proteine di piselli.

Canapa

La canapa fa parte della famiglia delle piante della Cannabis, la quale contiene una varietà di composti chiamati Cannabinoidi, tra cui il CBD, che ha effetti benefici sul corpo.

Parlando di coltivazioni della canapa legale ci si riferisce a quella che verrà usata sia a livello industriale che farmacologico, e che viene coltivata sia per le fibre che per i semi.

Spinto dalla crescita esplosiva dei prodotti a base di canapa legale, si prevede che il mercato globale salirà a 10,6 miliardi di dollari entro il 2025.

Questo presenterà delle interessanti opportunità di investimento anche per i trader, che non vorranno lasciarsi scappare la potenziale salita delle quotazioni delle aziende legate al settore. Ti invitiamo anche a leggere il nostro approfondimento sugli investimento nella cannabis e sulle migliori azioni cannabis.

Le erbe officinali

La grande famiglia delle erbe officiali include tre macro-categorie: piante medicinali, piante aromatiche e piante d’essenza.

Si tratta di uno dei settori più altamente redditizi negli ultimi anni, complice la crescente attenzione dei consumatori all’utilizzo di risorse naturali. Basti considerare che ad oggi molto più della metà delle erbe officiali di cui si necessita in Italia proviene dall’import: si capisce quanto ci sia bisogno di una produzione locale, che garantisca più elevati standard di igiene e sicurezza.

All’interno delle erbe officiali alcune sono di particolare rilevanza per l’economia del Bel Paese, e potrebbero costituire il nucleo della tua azienda agricola: parliamo di mirtillo nero, vite rossa, zafferano, finocchio, camomilla, origano, liquirizia, aloe e carciofo soprattutto. Piante molto diverse tra loro, qualcuna utilizzata anche in cucina qualcun altra solo per la preparazione dei galenici: per la scelta si rinvia ai suggerimenti in introduzione, ossia studio del mercato e del terreno. Non va altresì dimenticato il proficuo settore del biologico, soprattutto per le colture di lavanda, coriandolo e melissa.

In tutti i casi le strade da percorrere possono essere due: fermarsi alla sola coltivazione e raccolto, rivendendo la materia prima alle medie e grandi aziende (consigliabile soprattutto per neo-coltivatori con scarsi budget a disposizione) oppure attrezzarsi anche per la lavorazione (più redditizio ma con la necessità di grandi investimenti iniziali).

Il ginseng

Delizioso e più delicato sostituto del caffè, il ginseng è altresì detto “oro verde”. Già dal nome puoi immaginare perché: un acro di terreno coltivato a ginseng può fruttare anche 100.000 euro.

Da poco sbarcato in Europa, il ginseng è schizzato in pole position tra le colture più vantaggiose; c’è tuttavia da specificare che la crescita della pianta è piuttosto lenta, e il raccolto non può avvenire prima dei 6 o 7 anni. In questo caso la scelta dell’ambiente sarà ancora più importante che per altre piante: l’habitat ideale è infatti un ambiente fresco e temperato, con una piovosità annua compresa tra i 50 e i100 cm.

Nel frattempo si possono rivendere, con discreto profitto, i semi e le radici (pagate fino a 100 euro al chilo!), ma comunque è un business interessante per chi non ha bisogno di guadagni immediati.

Il bambù

Può suonare strato, dato che per senso comune gli unici due utilizzi del bambù che ci vengono in mente sono quello di nutrimento per i panda (e di certo non sono il più comune animale domestico in Italia!) o di contorno della cucina cinese.

In realtà il bambù è una pianta pregiatissima, con molte specie che facilmente si adattano anche al nostro clima. In primis è tra le più ricercate come ornamento da giardino (da rivendersi anche superando i 100 euro a vaso, in media più di 12 euro a canna), e in secundis le nuove frontiere dell’edilizia green lo vedono protagonista tra i materiali eco-sostenibili. Non si sottovalutino inoltre le applicazioni in campo tessile, cosmetico e dell’arredamento: insomma, una pianta versatile che si presta a coprire diverse fette di mercato.

Altri pro? Cresce rapidamente, non ha bisogno di particolari attenzioni, non ha parassiti animali e non ha bisogno di agrofarmaci.

La canapa

Ebbene, coltivare canapa a scopo industriale non è solo una scelta che può offrire affari d’oro, ma, cosa importante da esplicitare, è anche perfettamente legale.

Certo, rispetto ad altre colture è d’obbligo qualche accortezza in più, come quella (che peraltro è obbligo di legge) di piantare solo sementi incluse nell’elenco europeo delle varietà consentite dalla Comunità e certificate dal cartellino rilasciato dall’ENSE. Solo questa provenienza dei semi dà infatti la garanzia che i livelli di THC siano al di sotto del limite dello 0,2% (con tolleranza fino allo 0,6% senza responsabilità civile né penale per l’agricoltore)

Le caratteristiche della pianta sono simili a quelle del bambù: poco impegnativa, molto prolifica e ben resistente a una grande tipologia di climi e situazioni ambientali.

La canapa si presta a mille utilizzi industriali, ed infatti i principali interlocutori dei canapicoltori sono le aziende tessili, della carta, dell’edilizia e cosmetiche. Perfetta per chi sta iniziando ora e con pochi mezzi, la cannabis sativa consente un avvio in buone quantità con un investimento di soli 2.000 euro (e anche meno!).

Per quanto concerne i guadagni, le rotoballe possono venire acquistate dagli impianti di prima trasformazione a 15 euro il quintale, mentre i semi a 1,5 euro al chilo, e qualcosa in più nel caso di agricoltura biologica. Con un rapido calcolo, puoi guadagnare 1.700 euro circa per ogni ettaro se vendi le paglie, 1.500 per i semi.

Nulla vieta, peraltro, di allargare la propria filiera produttiva anche alla lavorazione dei semi, dai quali si ricava l’olio (che potrai rivendere a circa 30 euro al litro) e la farina (circa 3 euro al chilo).

> Leggi anche Come investire e fare trading sulla cannabis e sull’industria della marijuana legale o l’articolo sugli migliori investimenti redditizi

I tartufi

Concludiamo questa breve rassegna con i tartufi. Amati o odiati, senza via di mezzo, i tartufi rappresentano tuttavia ancora un’eccellenza del made in Italy, di certo la più adatta, tra quelle menzionate, se hai la possibilità di avviare un business sull’export.

Due considerazioni preliminari sono però d’obbligo: anzitutto la tartuficoltura non è semplice, anzi è tutt’oggi ancora in via sperimentale, e per avere garanzia di successo suggeriamo di scegliere terreni limitrofi a zone in cui i tartufi si trovano spontaneamente. Inoltre si consideri i lunghi tempi di maturazione del fungo, per i quali possono volerci fino a 10 anni prima di esser pronto al raccolto. Una coltura di pregio e che può essere venduta, sia all’ingrosso che al dettaglio, a prezzi esorbitanti, ma si valuti come investimento per il futuro più che come reddito immediato.

Tra i vantaggi, oltre appunto ai costi richiedibili (soprattutto nel caso di vendita all’estero), menzioniamo anche l’abbondanza del raccolto, la facilità di commercializzazione, la bassa manutenzione e le poca manodopera che necessita.