Quando si parla di iperinflazione si intende una situazione in cui l’inflazione di un paese si aggira su livelli estremamente alti. Da un punto di vista teorico, l’iperinflazione arriva quando i tassi di inflazione salgono del 50% al mese, ovvero oltre l’1% al giorno.

Oggi, invece, si parla di iperinflazione anche per picchi inflazionistici nettamente inferiori.

Il concetto opposto è quello di deflazione.

Forex ed iperinflazione

Dal punto di vista dell’investire nelle valute con i tassi di interesse in valute bisogna ricordare che quando un paese ha dei tassi di inflazione troppo alti, la sua valuta solitamente fa una sola cosa: perde valore contro le altre valute che hanno tassi di inflazione migliori e più normali.

Per questo motivo è inutile ricordarti di tenere sempre sotto controllo l’inflazione dei paesi del mondo, con particolare riferimento alle valute sulle quali stai investendo o su cui hai intenzione di investire.

Casi storici eclatanti di iperinflazione

La storia è, come sempre, maestra, e in questo caso ci è utile per portare alcuni esempi di iperinflazione e per capire cosa successe all’epoca.

L’iperinflazione della Germania tra la prima e la seconda guerra mondiale

Nel 1914, quando lo scoppio della Grande Guerra era oramai certo, la Germania decise di abolire la convertibilità aurea del marco. La popolazione ritirò, dall’allora Banca del Reich, monete d’oro per un totale di 100 milioni di marchi.

C’era in ogni caso da far fronte ai costi della guerra, che ala fine furono di ben 164 miliardi di marchi, e la Banca del Reich pensò di finanziare tale spesa con i prestiti obbligazionari. La convinzione alla base di questa decisione fu quella della vittoria nel conflitto e la possibilità di far ripagare tutti i debiti dalle nazioni sconfitte.

Le cose andarono diversamente dal previsto e la Germania perse la guerra. Questo portò ad un periodo buio per il popolo tedesco, che vide l’inflazione salire del 662,6% annuo tra il 1919 e il 1923.

Ecco l’incredibile discesa di valore del marco tedesco in quegli anni:

  • 1921, 1 dollaro USA = 65 marchi
  • 1922, 1 dollaro USA = 2.420 marchi
  • giugno 1923, 1 dollaro USA = 100.000 marchi
  • luglio 1923, 1 dollaro USA = 350.000 marchi
  • agosto 1923, 1 dollaro USA = 4.600.000 marchi
  • settembre 1923, 1 dollaro USA = 100.000.000 marchi
  • ottobre 1923, 1 dollaro USA = 25.000.000.000 marchi
  • novembre 1923, 1 dollaro USA = 4.200.000.000.000 marchi (per acquistare un kg di pane bisognava pagare più di un kg di banconote)

In quell’epoca nera la gente usava le banconote per accendere il fuoco e tornò al baratto.

Tutto questo, fino all’introduzione del Rentenmark, che andò a sostituire la vecchia moneta.

Gli USA della Rivoluzione Americana

Un altro eclatante caso di iperinflazione è quello degli USA nel corso della Rivoluzione Americana, quando il dollaro continentale venne iniziato a stampare praticamente senza alcun controllo. Questo portò al fallimento economico, nel 1790, di quella che oggi è la più grande economia al mondo.

Giappone, il secondo dopoguerra

La sconfitta del Giappone nel secondo conflitto mondiale portò ad un picco di inflazione tra il 1946 e il 1949. Il Governo risolse con l’introduzione di una nuova moneta e con l’obbligo, dei giapponesi, di depositare tutto il loro “vecchio” contante in banca per poter prendere le nuove monete.

L’America Latina, dal 1970 al 1990

Bolivia e  Ecuador si trovarono alle prese con grandissimi problemi di iperinflazione nel ventennio di fine secolo scorso. Il governo boliviano decise di stampare nuova carta moneta (che in realtà non venne praticamente mai usata), quello ecuadoriano abolì direttamente (nel marzo 2000) la propria moneta, passando ufficialmente al dollaro USA.

Zimbabwe, un iperinflazione che va avanti ancora oggi

Questo stato africano vive ancora oggi una pesante situazione di iperinflazione a causa di un’eccessiva stampa di banconote. Addirittura, tra il 2007 e il 2008, l’inflazione del paese era compresa tra il 60.000 e il 100.00%, mentre nel 2008 raggiunse il picco del 231.000.000%.

Oggi non viene più stampata carta moneta ma è stato adottato il dollaro degli Stati Uniti.