Le obbligazioni corporate, a differenza dei bond statali, sono emesse da società ed aziende private, per lo più banche o industrie. I motivi alla base di una scelta di questo genere sono i più disparati: dalla necessità di finanziamenti più convenienti rispetto ai crediti ottenuti tramite altri canali sino alla semplice volontà di diversificazione delle fonti. In tutti i casi, si tratta di colossi multinazionali, dal momento che occorre sostenere il consistente costo di accesso a questa porzione di mercato.

In tutti i casi, possiamo idealmente collocare le obbligazioni corporate a metà strada tra le azioni e i titoli di Stato, nonostante questa forma di investimento sia molto più composita e varia di ciò che potrebbe sembrare.

Cosa è un’obbligazione?

Anzitutto facciamo un po’ di chiarezza per non confondere le obbligazioni con le azioni.

Se investi in azioni, diventi in qualche modo socio dell’azienda di cui hai comprato azioni, ovviamente in maniera proporzionale alla quota acquistata, assumendoti però anche gli oneri del capitale di rischio.

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Con le obbligazioni corporate fai praticamente un prestito a quella società, verso la quale diventi quindi creditore. A meno che non fallisca, essa dovrà restituirti, ad una scadenza prefissata, il capitale sottoscritto e gli interessi, precedentemente stabiliti dal contratto tra le parti. Le cedole di pagamento degli interessi possono essere mensili, bimestrali, semestrali o annuali.

Rapporto tra rischio e rendimento

Una cosa che però obbligazioni e azioni hanno in comune è il rapporto tra rischio e rendimento, di solito direttamente proporzionale:

  • obbligazioni più rischiose proporranno interessi più alti
  • obbligazioni sicure proporranno interessi minore.

Tutto sta, come sempre, nello scegliere in maniera coerente al proprio profilo di rischio.

Obbligazioni Corporate: le tasse

Prima nota indispensabile riguarda la tassazione. Con il Decreto Legge 66/2014 convertito dalla Legge 89/2014 le imposte sulle rendite finanziarie sono state stabilite al 26%. Tale percentuale viene applicata al capital gain, cioè all’introito ottenuto con la compravendita, e al tasso di interesse dell’obbligazione stessa.

Ad esempio, se la tua obbligazione paga una cedola di 300€ l’anno, pagherai 78€ di tasse. Se hai acquistato 100 bond a 3.000€ pagando quindi 300€ a bond, ma li hai rivenduti a 5.000, quindi guadagnando 2.000 euro, di questa entrata dovrai corrispondere 520€.

Obbligazioni corporate: i tipi

Zero-coupon

Tra le tipologie più semplici troviamo le obbligazioni zero-coupon, ossia senza cedola. Sono dette anche sotto la pari perché il prezzo di emissione è inferiore al valore nominale.

Ad esempio, se investi 1.000€ in obbligazioni e, alla scadenza, ottieni 1.100€, quei 100€ in più, ossia il 10%, altro non sono che l’interesse percepito.

A tasso fisso

Le obbligazioni a tasso fisso sono forse quelle maggiormente diffuse, e prevedono un tasso d’interesse fisso a scadenza costante.

A tasso variabile, o indicizzate

Troviamo poi quelle a tasso variabile o indicizzate, in cui la cedola è, appunto, variabile sulla base di un determinato indicatore, che può essere un cambio valutario o un listino azionario o altro ancora.

Strutturate

Più complesse sono invece le obbligazioni strutturate, il cui eventuale guadagno è determinato dall’andamento di altri strumenti finanziari sottostanti. Anche in questo caso, l’asset sottostante può essere estremamente vario, da un’azione a un titolo di Stato, ma pure contratti derivati, valute o merci.

Questa categoria può essere idealmente divisa in due sezioni. Da un lato le obbligazioni equity linked, con cedole fisse il cui rendimento è collegato all’andamento, per l’appunto, di un titolo un paniere di azioni; dall’altro le fixed reverse floater, di solito a lungo termine e che iniziano con cedole fisse per poi proseguire con cedole invece variabili, che contemplano comunque un limite massimo.

Come comprare obbligazioni corporate per investire

Se sei intenzionato ad investire in obbligazioni corporate hai davanti a te due strade:

  • acquistarle subito, al momento cioè in cui vengono emesse;
  • aspettare e comprare in Borsa.

In particolare, per questa seconda opzione dovrai rivolgerti al MOT, cioè il mercato delle obbligazioni e dei titoli di Stato gestito dalla Borsa Italiana.

La differenza tra le due strade è che nella prima concedi un prestito alla società che emette l’obbligazione, nel secondo subentri ad un precedente creditore.

In entrambi i casi però è imprescindibile recarsi presso la propria banca, o allo sportello o, ancora meglio, dal proprio consulente di fiducia.

In realtà molti istituti di credito offrono ormai il servizio di home banking, quindi è possibile svolgere tutte le operazioni in remoto, comodamente da casa propria.

Per evitare errori suggeriamo, se vai fisicamente in banca, di segnare e portare con te il codice Isin, che identifica in maniera univoca e inequivocabile l’obbligazione che ti interessa.

Attenzione: se sei un utente già esperto negli investimenti ti sarai già fatto un’idea su dove puntare il tuo capitale, ma se al contrario sei un neofita prendi i consigli del tuo promotore finanziario con le pinze. È probabile che abbia tutto l’interesse nel venderti obbligazioni emesse dalla banca presso cui è impiegato a prescindere dalla tua convenienza.

Come scegliere le obbligazioni corporate

Se sei diffidente o preferisci comunque essere padrone delle tue scelte, il miglior modo è documentarsi e fare un piano di investimento in obbligazioni corporate in modo autonomo. I parametri essenziali da tenere presenti sono:

  • la durata: generalmente le obbligazioni a lungo termine convogliano rischi più elevati. In questo senso, la scelta dipende dal tuo profilo di rischio, ma tieni presente che il gioco vale la candela solo se il tasso della cedola è più consistente della media;
  • il tasso di interesse: a questo proposito, a interessi alti corrispondono ovviamente rischi proporzionali. Azzardare in tal modo può essere l’affare della vita ma anche il suo esatto opposto. Né banche né società, insomma, possono garantirti guadagni altissimi a rischio zero;
  • situazione economica dell’emittente: una delle prime regole da seguire per scegliere una buona obbligazione corporate è sondare il terreno e controllare anche lo storico dell’azienda. Partnership, progetti in corso e futuri, bilancio, sono tutti fattori importantissimi per verificare la solidità dell’emittente;
  • liquidità: se sei propenso ad un investimento sul lungo periodo, probabilmente questo è un dato poco rilevante. Se però ti piace “giocare”, vendere e comprare rapidamente, dovrai controllare quanto l’obbligazione sia appetibile sul mercato secondario e quindi vendibile.

Il rating

Un approfondimento particolare merita il rating, cioè un’opinione sulla solvenza di una società rispetto ai suoi titoli o, nel nostro caso, obbligazioni corporate, data da una società esterna, si spera indipendente e trasparente nel giudizio.

Possiamo dire, per semplificare che il rating è un voto dato alla solidità di un’azienda, che può essere A (alta solvibilità), B (media solvibilità) o C (bassa solvibilità).

Ti sarà però certamente capitato di vedere come rating lettere doppie o triple. Ad esempio un rating AA o addirittura AAA indicata un bond di una società davvero molto solida; si parla in questo caso di investment grade, cioè di obbligazione poco o per nulla rischiosa. Fanno spesso parte di questa categoria obbligazioni emesse da società made in Italy che si occupano di energie rinnovabili, alimentari (incluso il redditizio settore del vino) e alta moda, ma più in generale il comparto del lusso sta vivendo un periodo florido.

Al contrario, una BB indicherà un bond molto rischioso, la cui contropartita però sarà un rendimento più elevato. Se non ti spaventa il pericolo, che è poi l’alta volatilità di questa fetta di mercato, potrai ad esempio rivolgerti ai mercati emergenti; soprattutto le obbligazioni corporate delle banche dei Paesi in via di sviluppo offrono cedole ad alti tassi di interesse, tenendo sempre presente i rischi connessi.

ETF di obbligazioni corporate

Un primo modo per minimizzare i rischi emersi fino ad ora e massimizzare i profitti, è quello di diversificare. Parola d’ordine che abbiamo già usato in altre guide, la diversificazione deve essere il mantra sacro di chiunque intenda investire parte del proprio denaro.

Poniamo il caso che hai puntato tutti sui bond di una banca e poi la banca fallisce: hai praticamente perso tutto. Se invece la stessa somma viene ripartita in bond differenti, ad esempio uno bancario, uno di un’azienda tessile e uno di una società di energie rinnovabili, il guadagno totale sarà superiore a quanto si è disperso col default.

Gli ETF altro non sono che un paniere di obbligazioni corporate diversificato, cioè fondi di investimento al cui interno si trovano un numero variabile di titoli. Questi strumenti sono particolarmente apprezzati proprio per l’alta funzionalità: la Borsa italiana ne conta oltre 100 dedicati proprio alle obbligazioni corporate.

Parlare di sicurezza con la “S” maiuscola in finanza è azzardato, ma sarebbe una sfortuna apocalittica e ben poco verosimile se tutte, ad esempio 20, aziende di cui è composto un ETF fallissero contemporaneamente. Con razionalità possiamo dire che il rendimento generale può essere un po’ più basso, ma altrettanto lieve è il rischio corso.

Anche nel caso degli ETF le cedole possono essere pagate ogni mese, ogni due, sei o dodici mesi a seconda del contratto sottoscritto.

Le migliori obbligazioni aziendali e corporate 2024

Abbiamo già detto che le obbligazioni corporate sono un investimento sicuro ed affidabile anche per chi ha dei capitali ridotti. Ad oggi le obbligazioni statali hanno i rendimenti ai minimi, per cui le obbligazioni aziendali sono un’ottima alternativa, sicura e spesso più remunerativa.

Tra le migliori obbligazioni corporate 2024 high yield, ovvero a rendimenti maggiorati, troviamo quelle del settore automobilistico, in maniera particolare FCA e Volkswagen.

L’azienda italo-americana ha deciso di puntare in maniera sempre maggiore al mercato green delle automobili, che sarà la scelta del futuro, mentre l’azienda tedesca potrebbe fare delle obbligazioni la sua ancora di salvezza, dopo che ha avuto diverse vicissitudini negative legate allo scandalo delle emissioni inquinanti, che ne hanno un po’ inficiato la sicurezza delle sue azioni.

Altre opportunità interessanti per il 2024 sono Parmalat e Campari per il settore alimentare, Moncler per quello della moda, Tenaris ed ENI all’interno dell’energetico.

Le obbligazioni corporate da non comprare

Così come c’è una lista di azioni corporate migliori, è possibile anche valutare un elenco di titoli da non acquistare, per vari motivi.

  • obbligazioni dei paesi emergenti, in maniera particolare quelli a maggior rischio politico. D’altra parte non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, per cui ti invitiamo a leggere il nostro articolo su paesi emergenti dove investire e sui cosa sono i mercati di frontiera;
  • obbligazioni non-euro: in questo caso il rischio di cambio potrebbe “bruciare” tutti i guadagni derivanti dagli interessi incassati da tali obbligazioni. Il concetto è lo stesso sia per le obbligazioni delle aziende provenienti dai paesi più deboli, come Venezuela e Argentina, che più forti, come la Gran Bretagna;
  • obbligazioni di lunghissima scadenza, perché non è possibile sapere cosa accadrà alle aziende da cui a qualche anno. La data di scadenza oltre la quale bisognerebbe iniziare a pensare seriamente a cosa acquistare è 5 anni.

Conviene investire in obbligazioni corporate?

Come accennato all’inizio di questa guida, le obbligazioni corporate sono meno rischiose delle tradizionali azioni che si comprano sui mercati finanziari, ma meno rispetto ai bond statali.

Questa natura ibrida è in realtà un vantaggio, perché significa che le obbligazioni corporate possono essere adatte ad investitori molto diversi, ovvero sia a chi propende per la tutela e la protezione del proprio capitale, sia a chi ama il brivido del rischio. Del resto esistono davvero tantissimi tipi di bond, ed è praticamente impossibile non trovarne uno adatto alle proprie esigenze.

Tuttavia alcune precisazioni sono d’obbligo.

Riguardo il rischio in sé, è naturale che i bond statali come i BTP o i Bund Tedeschi possano offrire garanzie maggiori, e siano più adatti dunque ad investitori particolarmente “conservatori”. Si badi bene, non perché le casse di uno Stato siano necessariamente più gonfie di quelle di una banca o azienda (anzi!), ma semplicemente perché dal punto di vinta economico può contare su aiuti sovranazionali che ne irrobustiscono le fondamenta.

Dall’altro lato, se la tua strategia è improntata al rendimento, possiamo sicuramente affermare che quello delle obbligazioni corporate è maggiore rispetto alle statali; specialmente negli ultimi tempi, i bond di Stato pagano interessi che rasentano lo zero, ma dall’altro lato sono meno sensibili alle variazioni di prezzo.

Oltre quindi alla maggiore volatilità, occorre considerare la stabilità. Un’azienda può fallire o incorrere in procedimenti legali e giudiziari che potrebbero far incorrere nella perdita irrimediabile di quanto investito, mentre il fallimento di uno Stato è certamente ipotesi più remota.

Questi rischi possono essere ridotti, e di non poco, con un’operazione lunga, che a tratti può essere faticosa ma che saprà ripagarti degli sforzi: studiare!

Ebbene, prepararsi sui rating e sui parametri prima analizzati può farti risparmiare diverse bruciature e minimizzare il pericolo della perdita dei risparmi. Ciò vale per qualunque tipo di investimento, ma in particolare a quelli legati al settore privato, come appunto le obbligazioni corporate.