Le obbligazioni strutturate sono strumenti finanziari complessi: sono costituite da una parte obbligazionaria ordinaria e da una parte derivata, che fa cioè riferimento agli indici di una variabile finanziaria di riferimento.

“Strutturata” cosa vuole dire? Questo termine fa riferimento al calcolo della remunerazione, a sua volta composta dalla cedola periodica e dall’eventuale capitale rimborsato a scadenza.

  • La prima componente, quella tradizionale, la conosciamo già bene e sappiamo che è caratterizzata da basso rischio e tasso di interesse, anche minimo, ma assicurato;
  • La seconda, invece, presenta un maggiore grado di variabilità e quindi di imprevedibilità.

Tipi di obbligazioni strutturate

La distinzione all’interno della grande famiglia delle obbligazioni strutturate prende come punto centrale la natura del sottostante.

Da un lato troviamo le interest rate linked, collegate all’andamento dei tassi di interesse, dall’altro le equity and index linked, che replicano indici o titoli azionari.

Un tipo particolare di obbligazioni strutturate, molto in voga in questo momento, sono le fixed floater, che prevedono una prima fase di rendimento a tasso fisso e una seconda in cui diventano vere e proprie strutturate, con tutte le caratteristiche a ciò connesse.

Troviamo poi le obbligazioni floor, un vero e proprio “pavimento” sotto il quale non è possibile cadere: semplificando, nel contratto si stabilisce un limite di retribuzione minima garantita. Speculari sono le obbligazioni cap, che prevedono invece un interesse massimo di rendimento

Più complesse sono le step up e le step down. Le obbligazioni step up prevedono un guadagno incrementale nel tempo, in misura prestabilita dal contratto; mentre le obbligazioni step down contemplano una remunerazione che decresce col tempo. In questo secondo caso è chiaro che la strategia d’acquisto prevede l’ipotesi che il sottostante crolli più rapidamente e in modo più consistente rispetto alla percentuale percepita con lo step down.

Infine, e ancora più per “addetti ai lavori”, ci sono le obbligazioni reverse convertible. Queste sono il risultato di un’obbligazione ordinaria a brevissimo termine, che di solito ha scadenza entro 12 mesi, e un contratto di opzione put, implicitamente incluso nella sottoscrizione del contratto. In realtà quella del put è una scommessa alla cieca, nel senso che si investe sulla possibilità che i prezzi del sottostante crescano rispetto a quelli attuali. A tale rischio corrisponde un premio. La cedola pagata durante l’anno è infatti di molto superiore alla media erogata per bond di pari durata; il premio corrisponde per l’appunto allo spread di cedola.

Esistono poi moltissime altre sottocategorie, anche sulla base della struttura di indicizzazione, ma queste appena citate rientrano nelle casistiche più comuni. Va da sé che se il sottostante è il tasso di interesse, l’obbligazione può avere qualche margine di prevedibilità dopo attenta analisi del contesto macro. Al contrario, più rischiosa la situazione delle equity and index linked, soprattutto in periodi, come quello attuale, di barcollamento delle Borse. In tutti i casi è utile puntare sempre ad obbligazioni strutturate che abbiano la componente derivata facente riferimento ad aziende solide dai conti “sicuri”.

Rendimento delle obbligazioni strutturate

Il calcolo del rendimento include naturalmente molteplici fattori:

  • Per prima cosa la classica cedola afferente alla componente obbligazionaria ordinaria;
  • in secondo luogo l’andamento del sottostante
  • infine dipende dal verificarsi o meno di quello che viene tecnicamente chiamato evento (ossia il superamento, in un arco di tempo, di una certa soglia di rendimento).

Come abbiamo accennato, esiste un universo molto variegato di obbligazioni strutturate, quindi anche per questa ragione è impossibile parlare di redditività in termini di numeri. In generale possiamo dire che la maggior parte paga interessi annuali fissi e premio finale, che dipende dall’evento di cui sopra. L’entità del premio è normalmente riportata in sede di contratto, così come la percentuale degli interessi in caso di scenario sfavorevole.

Conviene investire in obbligazioni strutturate?

Le obbligazioni strutturate sono ad oggi le più diffuse, intendendo per diffusione la quantità di bond emessi.

rendimenti possono essere certo elevati, e anzi ben più interessanti di quelli offerti dalle obbligazioni più tradizionali (da quelle a tasso fino sino alle zero-coupon); se si è investitori professionisti, amanti del rischio, istituzionali, di certo queste obbligazioni costituiscono un ottimo affare, anche alla luce della grandissima scelta di asset sottostanti la componente derivata. Il tutto senza rinunciare all’ancora di salvataggio costituita dalla parte ordinaria.

Al contrario per i piccoli risparmiatori poco avvezzi al rischio e in cerca di uno strumento che protegga il capitale senza incidenti di percorso, tali bond risultano fortemente sconsigliati e il porto sicuro della quota obbligazionaria ordinaria potrebbe non essere sufficiente. È possibile sì guadagnare grosse cifre, ma anche andare in perdita se la performance del sottostante fosse fortemente negativa.

Come sempre, insomma, è una questione di target di riferimento.

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