Le obbligazioni a tasso variabile, come suggerisce il nome, prevedono interessi ricalcolati periodicamente in base ad un tasso di interesse del mercato. In realtà una parte della cedola può essere fissa, ossia lo spread, mentre un’altra quota viene rettificata a cadenza regolare in base ad alcuni parametri finanziari e reali.

Facciamo qualche esempio.

Rimanendo sul suolo nazionale abbiamo i CCT, Certificati di Credito del Tesoro, il cui rendimento è legato ai BOT, Buoni Ordinari del Tesoro (rendimento BOT). Altro fattore che determina la variabilità del tasso può essere l’inflazione, e si parla infatti di obbligazioni inflation linked.

Si intuisce come il meccanismo di guadagno sia opposto a quello che caratterizza le obbligazioni a tasso fisso. Quando infatti i tassi di mercati salgono, i bond a cedola fissa vengono penalizzati, poiché gli investitori sono naturalmente attratti dalle nuove emissioni a rendimento maggiore; viceversa, i bond a cedola variabile incrementano il loro valore di pari passo con i tassi di mercato.

Obbligazioni a tasso variabile garantite e non garantite

Le obbligazioni a tasso variabile si dividono in due grandi famiglie: garantite (covered bond) e non garantite.

Le prime sono emesse da banche ed istituti di credito; sono state introdotte in Italia circa 15 anni fa per offrire uno strumento di investimento ai piccoli risparmiatori. Le caratteristiche delle obbligazioni garantite sono infatti bassi rischi ed elevata liquidità. La garanzia risiede nel fatto che, in caso di fallimento da parte dell’intermediario, l’investitore può rivalersi sulle attività cedibili, come i crediti e i titoli cartolarizzati.

Le obbligazioni non garantite non offrono invece questa sicurezza, a fronte però di interessi decisamente più interessati. Come sempre, tutto dipende dalla porzione di portafoglio che vogliamo dedicare ad ogni asset e al nostro profilo di investitori, più o meno propensi al rischio, più o meno speculatori.

Obbligazioni a tasso variabile: il rendimento

Dal momento che la cedola è variabile, occorrerà attendere la scadenza per conoscere l’ammontare del proprio guadagno. Questa è una grossa differenza rispetto alle obbligazioni a tasso fisso, delle quali sin dall’inizio si conoscono le percentuali di interessi e, dunque, la remunerazione finale.

Tuttavia esiste un riferimento, il discount margin, tramite cui ci si può fare un’idea del vantaggio di un’obbligazione. Viene calcolato in base al prezzo, alla scadenza e alla formula di indicizzazione del titolo, e consente di fare confronti tra titoli a tasso variabile (purché abbiano lo stesso rating). Ad esempio, un discount margin di 35 significa che quell’obbligazione pagherà lo 0,35% rispetto al normale tasso Euribor.

Val la pena anche sottolineare che diverse obbligazioni a tasso variabile o misto potrebbero prevedere minimali e massimali. Si parla allora di floor per indicare il tasso d’interesse minimo pagato e di cap per il massimo; si tratta, in sostanza, di una forbice di valori che può essere preziosa per il risparmiatore che voglia calcolare più o meno a quanto ammonterà il rendimento delle sue obbligazioni.

Conviene investire in obbligazioni a tasso variabile?

Rispetto alle obbligazioni a tasso fisso, quelle a tasso variabile offrono in più una protezione rispetto alla volatilità. Ciò perché hanno duration pari a zero, e dunque il loro prezzo non è condizionato dalle variazioni dei tassi di mercato, dal momento che la cedola viene periodicamente rettificata ai nuovi tassi.

Per capire se questo tipo di bond faccia o meno al caso nostro, occorre allargare lo sguardo alla situazione economica generale. Certamente nei periodi in cui le obbligazioni zero-coupon e quelle a tasso fisso diminuiscono di prezzo sarà conveniente limitare la propria esposizione in questo segmento e preferire il tasso variabile.

Altro punto da considerare è l’inflazione; all’aumento di questa, si incrementerà anche il valore dell’obbligazione al tasso fisso, e in questo momento storico non è improbabile che accada.

Infine, suggeriamo di tenersi aggiornati sulle politiche delle Banche Centrali: di norma l’aumento da parte di questi istituti dei tassi di interesse è un indicatore prezioso che rende appetibili proprio le obbligazioni a tasso variabile.

Il rovescio della medaglia è che se questi indicatori, tassi e inflazione, crollano, allora il rendimento delle obbligazioni a tasso variabile sarà inferiore di quelle a cedola fissa; come abbiamo più volte ribadito, il segreto è diversificare il proprio capitale e, in questo caso specifico, optare per bond a breve scadenza.

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