Il Piano di accumulo del capitale, più noto con il suo acronimo PAC, è una particolare tipologia di fondo comune di investimento.

La forma di partecipazione non cambia, gli attori dell’investimento sono una serie di singoli investitori da un lato e una SGR dall’altro. Anche la finalità rimane immutata, ed è quella di partire da un capitale base per aumentarne il valore col tempo.

Piano di Accumulo di Capitale: il PAC

Caratteristiche

Peculiarità dei PAC è il modo in cui ogni contribuente partecipa al fondo. I soldi infatti non vanno versati tutti insieme ma bensì rispettando determinate scadenze, un po’ come il pagamento rateale dell’affitto o dei bollettini auto.

Poniamo, ad esempio, che una SGR proponga di investire 1.000.000 di euro a 100 investitori per 10 anni. Ciò vuol dire che ogni investitore dovrà versare in quell’arco di tempo 10.000€, cioè 1.000€ l’anno. E 1.000€ all’anno significa (circa) 83€ al mese per investitore, una cifra sicuramente inferiore e certamente più ammortizzabile di quella pari a 10.000€ da investire tutti insieme.

Investire piccole somme nel PAC

È chiaro che la natura del PAC è proprio quella di permettere anche a piccoli investitori di entrare in progetti di una certa dimensione e, in linea teorica, questa formula si caratterizza per essere quella con maggiore potenzialità rispetto a tutte le altre. La maggior parte dei contribuenti infatti non ha le risorse economiche per investire 1 milione di euro o anche soli 10.000€ in un’unica operazione, e il PAC permette in questo modo di essere in grado di farlo.

Inoltre, i PAC non vanno considerati come un debito pluriannuale o, per rifarci all’esempio che abbiamo proposto sopra, come a un’altra tassa mensile. In molti casi infatti è possibile sospendere o interrompere il proprio apporto al fondo. Molto dipende dal tipo di contratto che si stipula con la SGR, ma si tratta di clausole che vengono espressamente dichiarate al momento della ratifica dell’accordo.

Insomma, nessuna società obbliga un contribuente a vedersi vincolati i propri risparmi anche quando non se lo può permettere, ma come accade per ogni investimento bisogna leggere attentamente il prospetto informativo prima di imbarcarsi nell’avventura, e capire quali sono le possibilità di rinuncia.

Da questo punto di vista, il PAC può anche essere visto come una sorta di formula di risparmio alternativa: i soldi sono in qualche modo vincolati fino al termine dell’investimento, e anche se l’introito finale non dovesse essere estremamente elevato, il risparmiatore avrà comunque tenuto da parte una certa somma di denaro per un certo periodo di tempo.

Investire nei PAC: conviene?

Vantaggi del PAC

Il primo fattore a favore dei PAC, quindi, è quello del risparmio periodico.

Il secondo riguarda più strettamente l’atto di investire e si basa sul principio del cosiddetto dollar cost averaging. Semplificando di molto, potremmo definire il dollar cost averaging come una strategia che permette al risparmiatore di ridurre il rischio di perdite sostanziali, un rischio che è direttamente proporzionale alla quantità di denaro investita in un’unica operazione.

Investire 10.000€ tutti insieme potrebbe voler dire perdere 10.000€ da un giorno all’altro, mentre se il nostro PAC – per tornare all’esempio fatto nel paragrafo precedente – punta su un cavallo sbagliato poco dopo il versamento della 7ma rata, avremmo perso “solo” 580€.

Inoltre, la strategia del dollar cost averagingpermette di diversificare in ogni momento i prodotti su cui investire, e non bisogna essere dei luminari di settore per sapere che il concetto di “diversificazione” è alla base di ogni investimento di successo.

In questo modo si potranno avere tante piccole perdite e tanti piccoli risultati positivi, rendendo il PAC uno dei tipi di fondo comune d’investimento più sicuri, ma anche meno redditizio.

Un ultimo vantaggio, se vogliamo di natura squisitamente psicologica, è quello di costringere l’investitore a non lasciarsi ammaliare dalle tendenze del momento, che potrebbero essere tanto suggestive quanto pericolose. Con il PAC gli investimenti si fanno per forza di cose ponderati e limitati, facendo sì che anche i fattori di volatilità e aleatorietà diminuiscano in maniera sostanziale il proprio peso sull’intera operazione.

Svantaggi del PAC

Passiamo ora agli svantaggi, che sussistono nonostante si tratti di un prodotto che abbiamo definito a più riprese “solido”.

Primo, non è detto che la diversificazione premi sempre. Un cattivo investimento sarà tale anche se il target cambia in continuazione. L’importante dunque è affidarsi a società dal comprovato successo e dalla comprovata stabilità, comunicare costantemente con i professionisti che vi lavorano e capire “a pelle” se si tratta di persone a cui valga la pena affidare il proprio denaro.

Il secondo punto è strettamente collegato al primo. Come per ogni altro prodotto d’investimento, gli istituti di credito tendono a puntare sulle disponibilità economiche di soggetti particolari, quelli che in linea teorica sono dotati di una maggior propensione al rischio. Il PAC si caratterizza invece come uno strumento democratico: se ti viene prospettata una soluzione ad hoc per le tue esigenze, probabilmente la SRC non ha più molte cartucce da sparare e sta cercando di fare tutto il possibile per attirare nuovi investitori.

Il terzo svantaggio riguarda invece la natura stessa che caratterizza il PAC, nella fattispecie i costi di cui si compone. Sono rarissime, se non inesistenti, le situazioni in cui la SRC propone di farsi carico di tutte le spese, postali o amministrative che siano. Questi costi tendono inoltre ad essere molto più elevati all’inizio che alla fine dell’investimento, perché in ogni caso si tratta di spese a fondo perduto che comunque la SRC avrà incassato. I costi di amministrazione non vanno sottovalutati soprattutto perché rischiano di essere anche abbastanza ingenti, tanto da arrivare a toccare in alcuni casi anche il 30% del totale delle commissioni per l’intero piano, da versare in un’unica soluzione e ancor prima di aver visto maturare il proprio investimento.